LE INTERVISTE SONO AGLI ITALIANI CHE RICOPRONO RUOLI ISTITUZIONALI,
A QUELLI CHE RAPPRESENTANO LA SOCIETÀ E A CHI È UN "COMUNE CITTADINO" ...
PER TUTTO QUESTO SIAMO " ORGOGLIOSI DI ESSERE ITALIANI"

Barometro degli investimenti italiani in Spagna

Uno studio realizzato dalla Camera di Commercio e Industria Italiana in Spagna (CCIS) in collaborazione con Analistas Financieros Internacionales (Afi) e con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Madrid. All’evento, presentato dalla giornalista Laila Jiménez, hanno partecipato l’Ambasciatore d’Italia in Spagna, Giuseppe Buccino Grimaldi, la Segretaria di Stato per il Commercio, Amparo López Senovilla, il Presidente della CCIS, Marco Pizzi, il Vicario del Vice Direttore Generale per la Promozione Integrata e l’Innovazione del MAECI, Andrea Canepari, e numerosi esponenti della comunità imprenditoriale italo-spagnola nel Paese. Nel corso del suo intervento, il Presidente della CCIS, Marco Pizzi, ha evidenziato il fatto che “le aziende italiane che decidono di investire in Spagna, nel Paese iberico, non lo fanno mai con un obiettivo speculativo o per approfittare di una situazione di mercato particolare, ma, al contrario, diventano vere e proprie realtà locali, spesso con manager spagnoli e, comunque, sempre con una visione di lungo periodo“.  Inoltre, ha voluto sottolineare uno dei dati più significativi del Barometro: “tra tutte le cifre che si possono trovare nel rapporto, quella che dovrebbe entusiasmarci di più è la certificazione che, dagli investimenti, vengono prodotte più di 103.000 buste paga al mese in Spagna e questo, a mio avviso, è uno dei maggiori successi della nostra collaborazione“. I dati principali del Barometro sono stati presentati da Diego Vizcaino, partner-direttore di Economia Applicata di Afi, che ha evidenziato i dati principali delle diverse aree coperte dallo studio (contesto macroeconomico, stock e flussi di investimenti italiani in Spagna, settori di investimento, effetti degli investimenti sull’occupazione), per poi procedere alla presentazione dei risultati dell’indagine condotta presso un campione significativo di aziende italiane presenti nel Paese, che sono stati utilizzati per analizzare il clima imprenditoriale in Spagna e le prospettive e i fattori chiave dell’attività economica per il 2024. È seguita una tavola rotonda dal titolo “Obiettivo Spagna. Opportunità e sfide per le aziende italiane“, con la partecipazione di dirigenti di importanti aziende italiane che hanno effettuato investimenti significativi in Spagna negli ultimi anni. In particolare, erano presenti Simone Gorini, CEO e General Manager di Iryo, Mariangiola Mollicone, Managing Director di ENI Plenitude Renewables Spain, Álvaro Acebrón, Direttore Generale di Italfarmaco España e Vice Presidente del Gruppo Italfarmaco e Javier Aguirre de Carcer, Chief Communication Officer di Generali Seguros España. La tavola rotonda è stata l’occasione per discutere di temi attuali come la sostenibilità e l’occupazione, nonché dell’importanza strategica del mercato spagnolo per le grandi aziende rappresentate.

BAROMETRO DEGLI INVESTIMENTI ITALIANI IN SPAGNA. DATI PRINCIPALI

In questa prima edizione del Barometro sul clima e le prospettive degli investimenti italiani in Spagna, oltre a un’analisi dettagliata dei dati sugli IDE, sono stati presentati i risultati delle indagini condotte attraverso un questionario online tra il 1° febbraio e il 15 aprile 2024, a cui hanno partecipato un totale di 53 aziende, con una rappresentanza eterogenea in termini di dimensioni dell’organico, fatturato e settore di attività. Tra i dati più significativi, vale la pena sottolineare che il 90% delle aziende italiane considera la presenza nel Paese iberico strategica per il proprio modello di business. Parte di questa importanza è dovuta al fatto che il mercato spagnolo rappresenta per le aziende italiane una piattaforma per le loro attività in Sud America (27,6% degli intervistati) o in Portogallo (25,9%).  Interrogate su aspetti particolari dell’attività imprenditoriale, il 75,5% delle imprese italiane stabilite in Spagna valuta positivamente il clima imprenditoriale del Paese. Su una scala da 1 a 5, il loro giudizio complessivo è di 3,1, con la qualità della vita (3,7), lo sviluppo e il coinvolgimento di pratiche sostenibili (3,6) e il grado di digitalizzazione (3,3) come valutazioni più elevate. Nessuna azienda intervistata è in disaccordo con l’affermazione che la Spagna ha una buona qualità della vita. Sul fronte negativo, le imprese italiane in Spagna ritengono che la principale debolezza del Paese come destinazione di investimento sia la pressione fiscale (2,1 su una scala da 1 a 5). La mancanza di sostegno pubblico alle politiche di R&S&I (2,4) e l’inadeguatezza della normativa sul lavoro (2,7) sono le altre due principali debolezze dell’economia spagnola, secondo l’indagine.  Previsioni aziendali. Per quanto riguarda le loro prospettive, due aziende su tre intervistate (66%) prevedono un aumento del loro fatturato in Spagna nel 2024. Inoltre, il 49,1% prevede un aumento degli investimenti e il 43,4% un aumento dell’occupazione. Alla domanda su un’ipotetica necessità di ridurre gli investimenti in Spagna, solo il 4,5% delle aziende intervistate prenderebbe in considerazione la possibilità di abbandonare completamente questo mercato. In una situazione del genere, il 40,9% delle aziende italiane ricorrerebbe al ridimensionamento. Tra le aziende italiane che prevedono di effettuare nuovi investimenti in Spagna nel 2024, il 26,4% svilupperà attività di innovazione, il 22,6% investirà per aumentare la produttività e la stessa percentuale destinerà fondi per espandere geograficamente la propria attività in Spagna. Tra le aziende italiane che intendono effettuare nuovi investimenti in Spagna quest’anno, il 26% prevede di allocare maggiori risorse nella regione di Madrid, rispetto al 12,3% in Catalogna e al 9,6% in Andalusia. Da quando i dati sono stati registrati sistematicamente nel 1993, gli investimenti diretti esteri (IDE) italiani si sono concentrati su Madrid, con il 47% del totale, seguita dalla Catalogna (30%) e dalla Comunità Valenciana (8%). Contesto macroeconomico. In termini di flussi cumulati nel periodo 2000-2023, l’Italia è la sesta economia in termini di investimenti diretti in Spagna. In questi anni si sono verificati importanti investimenti italiani in Spagna – il più rilevante è l’acquisto di Endesa da parte di Enel, un’operazione del valore di 18.640 milioni di euro – ma al di là di situazioni specifiche, due settori si distinguono per il mantenimento di un flusso stabile di investimenti: il commercio all’ingrosso e il settore immobiliare, come sottolinea il rapporto. Gli IDE italiani in Spagna hanno generato un totale di 102.810 posti di lavoro nel 2021, di cui 62.180 diretti e 40.630 indiretti, e dal 1993 la Spagna ha accumulato 35,75 miliardi di euro di IDE dall’Italia. Per la Spagna, secondo i dati ICEX, l’Italia è il terzo mercato di esportazione a livello globale, dopo Francia e Germania. Il volume della bilancia commerciale tra i due Paesi è aumentato notevolmente negli ultimi anni. Nel 2023, secondo i dati di fonte spagnola, la Spagna esporterà 34.096 milioni di euro verso l’Italia e importerà 32.118 milioni di euro dall’Italia, cifre che in entrambi i casi sono quasi doppie rispetto al 2014. Il Barometro evidenzia anche le condizioni macroeconomiche in cui operano le due economie, che sono riuscite a chiudere il 2023 con aumenti dei rispettivi PIL superiori alla media UE (0,5%). La Spagna, in particolare, ha guidato la crescita delle grandi economie dell’eurozona, con una crescita annua del 2,5%, mentre l’Italia ha registrato una crescita dello 0,7%. E secondo le previsioni dell’Afi, entrambi i Paesi chiuderanno il 2024 con una crescita superiore alla media Ue: 0,5% contro lo 0,6% dell’Italia e il 2,3% della Spagna. Il tutto in un contesto di lotta all’inflazione e di tensioni geopolitiche. Nonostante queste difficoltà, più della metà delle imprese italiane stabilite in Spagna (56,6%) non ha percepito cambiamenti significativi nel clima degli affari negli ultimi dodici mesi.