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Alessandro Butticè: “le nostre Fiamme Gialle”

Generale G.D.F. Alessandro Butticè
(in congedo)

Alla Guardia di Finanza “bisognerebbe dire sempre grazie…”

Per i 249 anni della fondazione della Guardia di Finanza il Generale (in congedo) della G.D.F. Alessandro Butticè ha dichiarato…La Guardia di Finanza festeggia il suo 249° compleanno. Il Comandante Generale, Gen. C.A. Andrea De Gennaro, il Comandante in Seconda, Gen. C.A. Sebastiano Galdino, e il Presidente dell’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia (ANFI), Gen. C.A. Pietro Ciani, M.A.V.M., hanno deposto a Roma una corona di alloro al Monumento al Finanziere di Largo XXI Aprile. La Guardia di Finanza – il più antico corpo militare, e non solo di polizia, d’Italia -, accanto alle grandi tradizioni di alta formazione tecnico-professionale di tutti i suoi appartenenti – nei campi giuridico-economico e dei servizi di polizia amministrativa e giudiziaria, a 360° gradi, con particolare attenzione a quello di polizia economico-finanziaria -, è da sempre gelosa custode delle proprie tradizioni militari, e del fatto di far parte integrante, dal 1906, delle Forze Armate dello Stato. Non è infatti un caso che le Fiamme Gialle abbiano scelto la data del 21 giugno quale ricorrenza annuale per celebrare la Fondazione del Corpo, in ricordo della Battaglia del Solstizio, che vide protagonisti i Finanzieri nel corso del Primo conflitto mondiale. Il suo status militare, seppure per lo svolgimento, in tempo di pace, è di compiti prevalentemente di polizia, ne fa oggi un modello di assoluta efficienza ed operatività. A terra, in mare ed in cielo, in Italia e all’estero, nella tutela della legalità, degli interessi economico-finanziari, e nella vigilanza delle frontiere, anche dell’Ue. Non solo in Europa, ma in tutto il mondo. Oltre che di assoluta modernità nel campo del cosiddetto “law enforcement”, in modo particolare nel corso degli ultimi anni. Sotto le crescenti minacce della criminalità economico-finanziaria transazionale. Oltre ai venti di guerra e relative minacce – economiche e ibride – che soffiano sul nostro continente. Le Fiamme Gialle sono fiere del loro essere militari, che costituisce un plus, e non un minus, alla loro organizzazione. Guidata oggi da una generazione di generali che ha saputo reagire al grave danno di immagine provocato, alla fine degli Anni Settanta, dallo Scandalo dei Petroli, che fu un terremoto per le Fiamme Gialle. E fu, forse, uno dei primi processi “mediatico-giudiziari” del nostro Paese, dal quale, le generazioni che hanno espresso gli attuali vertici del Corpo hanno saputo però trarre profitto. Adottando una cultura ed una politica di tolleranza zero verso la corruzione, a cominciare dal proprio interno, prima di applicarla all’esterno. Attraverso l’adozione di regole deontologiche che sono un esempio per molte altre organizzazioni. In Italia, in Europa e nel resto del mondo. Tolleranza zero non significa certo rischio zero. Perché sarebbe illusorio e ingenuo crederlo. Ma il Corpo ha saputo sempre dimostrare la volontà di liberarsi delle proprie mele marce, che possono esistere, ed esistono, ovunque. Così come ha saputo interpretare il proprio status militare, all’insegna dell’efficienza operativa, ma anche del governo, che è fatto anche e soprattutto di ascolto, del proprio personale. Al di fuori degli stereotipi dello stupido militarismo (che è solo la caricatura, utilizzata da chi non conosce questo mondo, dell’essere “Militari della Repubblica italiana”), alla “Colonnello Buttiglione” della commedia italiana Anni Settanta. Perché la Guardia di Finanza della generazione dei generali De Gennaro e Galdino ha privilegiato sempre, anche nelle proprie valutazioni interne, per la selezione dei suoi vertici, l’”Ufficiale Gentiluomo” alla caricatura del Colonnello, o Generale, irascibile, collerico e dispotico. Che non può appartenere a quello che tra gli addetti ai lavori, è unanimemente considerato uno dei più moderni ed efficienti corpi di polizia del mondo. La più autorevole prova della stima che la Guardia di Finanza gode nel mondo, é giunta dal ringraziamento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “agli uomini e donne della Guardia di Finanza per questi 249 anni” di “preziosa” attività”. “La Guardia di Finanza – ha sottolineato Mattarella nel corso di un incontro avuto al Quirinale con una rappresentanza di Finanzieri, guidati dai loro vertici – si è sempre affermata come presidio sicuro di legalità e garante fedele della sicurezza economica e finanziaria del nostro paese. La Guardia di Finanza – ha aggiunto – grazie alla sua configurazione moderna, ha saputo crescere non solo nel contrasto dell’elusione e dell’evasione fiscale, del riciclaggio e del contrabbando, ma anche nel controllo dell’uso del pubblico denaro e sul corretto utilizzo dei fondi nazionali e comunitari.” “I compiti affidati alla Guardia di Finanza per la sicurezza pubblica, del mare per il contrasto di traffici illeciti, e del concorso nella sorveglianza delle frontiere marittime e del contrasto all’immigrazione clandestina – ha fatto ancora presente Mattarella – accrescono le funzioni e le responsabilità” del Corpo. “Sottolineo anche come il contributo della Guardia di Finanza con le altre forze armate in missioni internazionali sia un modello per numerosi paesi, testimoniato dalle tante richieste di collaborazioni giunte”. Queste ultime parole del Presidente della Repubblica, fanno riferimento all’importante passo verso un ulteriore adeguamento dei compiti del Corpo in relazione al nuovo quadro normativo, per una sempre più efficace tutela degli interessi nazionali, Ue e della collettività. La dimensione internazionale delle attribuzioni del Corpo, negli ultimi decenni, è stata infatti molto valorizzata, mediante l’impiego, con compiti di assistenza, consulenza e addestramento delle polizie locali in vari Paesi del mondo (Kosovo, Afghanistan, Haiti e Libia). Sia in ambito NATO, concorrendo alle Peace Support Operations (PSO), sia in operazioni di peacekeeping e di cooperazione internazionale, promosse dall’Onu e dall’Ue. Questa proiezione all’estero delle Fiamme Gialle è avvenuta a partire dall’ottobre del 1990, col distacco di Ufficiali, prima, presso i servizi antifrode dell’Unione europea, e poi presso le più importanti rappresentanze diplomatiche italiane e i principali organismi Ue. Proiezione che ha accresciuto l’operatività della Guardia di Finanza a difesa della legalità in Italia ed in Europa. Facendo diventare il Corpo anche strumento di diplomazia italiana. Che l’attuale Vicepremier e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, non ha mai mancato di utilizzare, neppure quando era Vicepresidente della Commissione Europea e Presidente del Parlamento Europeo. Per controbattere l’ingiusto stereotipo che, per molto tempo, ha dipinto l’Italia, in Europea e nel mondo, unicamente come patria di mafie, frodi e illegalità. E non anche di lotta esemplare a tali cancri transnazionali della storia moderna. E chi scrive ne sa qualcosa. E lo racconterà, con qualche dettaglio in più, in una prossima pubblicazione.